La Valle di Fergana, la più corteggiata lungo la Via della Seta

… e quasi sconosciuta oggi

Parlo in continuazione della Via della Seta, quella che è stata un ‘infatuazione infantile' si è trasformata in una vera e propria storia d’amore nel momento in cui ho iniziato frequentare i paesi del sistema commerciale più famoso ed esotico del mondo antico. Ci sono moltissimi motivi che mi riportano continuamente in questi luoghi e mi fanno passare giorni a studiare antiche civiltà di cui non riesco nemmeno a pronunciare il nome. La diversità e la ricchezza culturale che muta ad ogni chilometro dalla Cina alla Turchia è qualcosa di unico e, a proposito di unicità, c’è una piccola valle nel cuore della Via della Seta, poco nominata ma dal passato a dir poco incredibile. 

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All’ombra delle cupole azzurre di Samarcanda e delle imponenti montagne del Kirghizistan si trova una valle chiamata la Valle di Fergana. Vi concedo qualche minuto per trovarla sulle mappe ma soprattutto per individuarne i confini politici tracciati da Stalin agli inizi dell’Unione Sovietica e che si rivelano qualcosa di decisamente… artistico. Senza dubbio il dittatore non segui unicamente il suo senso artistico ma considerò anche il layout topografico della valle, circondata interamente da montagne e bagnata da fiumi che le regalano tuttora il soprannome di ‘Giardino d’Asia’. Invece, non inaspettatamente considerando il personaggio, Stalin non si preoccupò troppo nel suddividere tra tre diversi paesi una piccola area che per 2500 anni è sempre stata un entità unica. Certo conquistata, e, come vedremo, passata da un impero all’altro, da un religione all’altra da una lingua all’altra, ma sempre unita. Oggi la Valle di Fergana è in gran parte in territorio Uzbeko con la sua estremità più orientale che si allunga fino ad Osh in Kirghizistan, e a Sud nel Nord del Tajikistan.  A causa di questi confini, quella che sembra un piccolo paradiso è stata testimone di scontri violenti durati fino agli inizi del XXI secolo.

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La Valle di Fergana si trova tra questi confini frastagliati

Starete pensando: e quindi? cosa c’è di speciale in 2500 anni di storia trascorsi sotto diversi domini, niente di nuovo!’

Certo, la storia, soprattutto in questa parte di mondo ci ha abituato ad un ‘turn over’ piuttosto veloce di culture ma mai come in questa piccola valle e non a questo livello di diversità.

Forse qualcuno si ricorda che quest’angolo verdissimo incastrato tra le montagne del Pamir ed i deserti aridi del Centro Asia sono stati un dominio greco per più 200 anni (dal 256 AC al 10 DC), le sue genti comunicavano in Greco, costruivano templi assomiglianti al Partenone e giravano indossando Toghe.

I greci, però furono solo una delle diversissime civiltà che si fermarono in questa valle esattamente a metà  strada tra l’Ovest e l’Est. 

E’ qui la festa?

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Circa 2300 anni fa, Alessandro (Magno), durante la sua campagna alla conquista dell’intero mondo allora conosciuto, arrivò in questa ridente valle e si trovò ad affrontare per anni quelle che furono le battaglie più rovinose della sua intera campagna. Giunto quasi ai limiti del mondo allora conosciuto, in prossimità dell’imponente catena montuosa dell’Indo Kush, Alessandro decise di fondare un altra Alexandria (le battaglie gli riuscivano decisamente meglio della scelta dei nomi, sempre molto fantasiosi). Alexandria Eschate, letteralmente ‘la più lontana’, non piacque molto alla gente locale, i Sogdiani, popolazione di origine Iranica incredibilmente esperti nei commerci, nelle lingue, nel business, insomma i mediatori dell’epoca a cui le popolazioni locali si rivolgevano.  Dopo anni di inutili tentativi si sottomissione dei Sogdiani ed altre popolazioni locali Alessandro passò alla fase due, e come molto spesso succedeva, quando le armi non funzionavano, un matrimonio avrebbe sistemato le cose. Così l’uomo più potente del tempo sposò Roxana, principessa della Sogdiana. 

Il Regno Greco- Battriano di Alessandro fu il predecessore del regno Indo- Greco, la cui idea mi fa sempre perdere immaginandomi studiosi di Aristotele mentre mangiano Paneer butter Masala e Naan. Due culture che al giorno d’oggi ci appaiono estremamente differenti tra loro, ma che, guardandole con più attenzione, ci suggeriscono le risposte a tanti quesiti e ci permettono di ‘unire i puntini’. Di quei tempi sappiamo di Re dall’educazione Greca classica che si convertirono al Buddismo (vedi Ashoka, a capo dell’impero Maurya, il primo che unificò quasi interamente il subcontinente Indiano e che creò quella ruota a 24 raggi che tutt’ora appare sulla bandiera Indiana) e di artisti che diedero fisionomia e corpo del Buddha per la prima volta, scolpendone statue in abiti e fattezze Greche. 

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A questo punto sulla nostra lista dei ‘inquilini e coinquilini’ di Fergana appaiono Iraniani e Greci. Poi ci furono le popolazioni Nomadi delle steppe dal Nord dell’odierna Cina e Mongolia e successivamente i Cinesi della dinastia Han che s’innamorarono dei cavalli della valle di Fergana facendo di tutto per ottenerne ‘qualcuno’ da portare a casa, sanguinose guerre e campagne di conquista comprese. Ebbene si, 1200 anni prima di Marco Polo i Cinesi, spingendosi nel cuore dell’Asia per il loro ‘shopping equino’  diedero inizio alle prime interazioni con, l’allora lontano e sconosciuto Centro Asia, ad un passo dall’Ovest e dall’Impero Romano. 

Ma il Giardino dell’Asia ha altro da aggiungere alla ‘lista’ che vide poi l’arrivo di popolazioni Indo Europee  dell’impero Kushan provenienti dall’attuale Cina dell’Ovest (sembra quasi un ossimoro, Indo Europei dalla Cina!) e poi i Persiani, quelli del secondo Impero Sassanide e poi ancora i Turchi del primo Khaganato (niente a che fare con l’odierna Turchia, questi arrivavano dalle steppe Siberiane). Ed ancora I cinesi della dinastia Tang, la quale per prima vide un potenziale commerciale tra l’est e l’Ovest 500 anni prima dell’arrivo dei Polo (scusa Marco).

Per variare un pò il susseguirsi di Iraniani, Cinesi e Nomadi anche gli Arabi si unirono alla scena e nell’VIII secolo iniziarono le espansioni dei Califfati Arabi in nome dell’islam, conquistando e convertendo a quella che è tutt’oggi la religione di queste zone. 

L’islam sopravvisse anche al passaggio del più potente conquistatore della storia: Genghis Khan e la sua Orda nella corsa verso l’Atlantico nel XIII secolo, non risparmiarono la Valle di Fergana ed i tratti Mongoli di gran parte della popolazione Centro Asiatica né è la prova.

Da un conquistatore aggressivo all’altro: Timur (Tamerlano) che qualcuno sembra suggerire sia stato discendente di Genghis, come d’altronde la maggior parte della restante popolazione del mondo all’epoca, conquistò la lussureggiante Fergana e la unì al resto del Impero Timuride

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Mentre Cristoforo Colombo & Co erano impegnati a cercare nuovi modi per raggiungere l’India, le rotte della Vita della Seta vennero momentaneamente accantonate in favore di quelle marittime. Nei secoli a seguire Fergana venne contesa e conquistata da diversi potenti Khanati Centro Asiatici. Questo tira e molla tra I Khans durò fino ai primi decenni del ‘800 quando il confronto diplomatico e politico tra Russia ed Inghilterra, chiamato anche il ‘Grande Gioco’ vide le due più grandi potenze dell’epoca contendersi gli ‘Stans’ (soprattutto l’Afghanistan) a suon di esplorazioni, blitz, spionaggi etc…

Ed è così che gli ultimi protagonisti nella storia di questa piccola valle lussureggiante, apparentemente pacifica, nascosta tra le montagne, furono i Russi che la occuparono per 150 anni, prima con l’impero Russo e poi con l’unione Sovietica. 


Fergana oggi

Oggi, viaggiando attraverso questa piccola frazione di Via della Seta, non vedrete templi Greci, palazzi Persiani, toghe in vendita nei negozi o i discendenti di quei ‘Heavenly Horses’ brucare nella valle.

Quello che rimane oggi arriva direttamente dall’ultima fase di quella lunga lista, quella Russa,

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La nuova parte delle città con fontane e larghi boulevard alberati, condomini di stile Sovietico e giardini perfettamente curati dividono lo spazio cittadino con moschee dai soffitti di legno coloratissimo e labirinti di colonne elegantemente intagliate, per  cui la regione è famosa.

Bazaar affollati e rumorosi vendono i prodotti di quello che è tuttora il ‘Giardino dell’Asia’ e di fianco si ergono imponenti i silenziosi palazzi dei Gran Khans, oggi trasformati in musei. Gli artefatti d’oro dall’Occidente, le sete dall’Oriente, i Coralli ed il legno dall’India, l’Ambra dal Nord riempiono ancora queste lussureggianti dimore che sono quel che rimane di quella lunga successione di popoli e civiltà. 

Oltre a rimanere l’angolo di Via della Seta dalla storia più affascinante, Fergana oggi è anche il laboratorio artistico dell’area con una moltitudine di Botteghe della Ceramica e della Seta a riempirne i villaggi. Generazione dopo generazione le arti sono state tramandate e il risultato di millenni di interazioni e vicissitudini storiche sono ancora oggi visibili attraverso queste coloratissime forme d’arte.

La Valle di Fergana forse non attrae tanto quanto altre destinazioni lungo il tragitto dalla Cina alla Turchia (che comunque è un fattore molto positivo per quanto mi riguarda). Conoscerne il passato ed immaginarne le vicende, mentre me ne sto qui seduta sul treno ad alta velocità che scivola tra i Canyon di roccia rossa nel corridoio tra Uzbekistan e Tajikistan, è il motivo per cui non riesco a smettere di esplorare, studiare ed affascinarmi a queste zone. L’intera storia e le vicende della ‘Via della Seta’ si rivelano in questo piccolo angolo verde di Centro Asia  dove tutto ebbe inizio e se si scava un pò più a fondo e si osserva più da vicino, quelle vicende sono ancora visibili in piccolissime minoranze etniche discendenti dirette di quelle civiltà, ma questa è un altra storia e per il momento m’immagino Mongoli, Turchi, Greci, Persiani, Nomadi e Cinesi passeggiare per le vie di Kokand o Fergana. 

Esplorare Fergana

Oggi muoversi attraverso la Valle di Fergana è molto facile. Da Tashkent, ci sono molti treni, anche ad alta velocità che collegano la capitale con i centri principali Kokand e Andijan. Da una cittadina all’altra ci sono costantemente mini van in stile ’Centro Asiatico’ a fare la spola quasi continuamente. Attraversare i confini è veloce ed immediato e per la maggior parte delle nazionalità i visti non sono più necessari.

La maggior parte dei luoghi interessanti e non da visitare si trova in Uzbekistan come Kokand, Fergana, Margilan con i centri di lavorazione della seta e Rishtan con le botteghe della ceramica. Khujand, la seconda città del Tajikistan e l’apparente luogo dove sorgeva Alexandria Eschate si trovano nel Nord del paese, appena a Sud del confine cosi come Panjakent, antica città Sogdiana. Anche Osh, capitale del Sud del montuoso Kirghizistan è a pochi chilometri dalla frontiera Uzbeka. Insomma, quella che in passato è stata corteggiata, voluta, conquistata oggi continua ad offrire tanto, anche solo una piccola ‘pausa’ dalle più conosciute, affollate e patinate città della Via della Seta.

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