Il Nordest: ‘l’altra India’ di cui nessuno parla
introduzione alle ‘Sette sorelle’
’’…Questi e molti altri sorrisi hanno reso indimenticabile la mia avventura in uno dei luoghi più remoti dell’India.
Sono arrivata come ospite e sono ripartita come amica, quasi una componente di molte famiglie dai luoghi, ceti sociali, religioni, tribù e culture più disparate.
Per tutte le porte che mi avete aperto, le storie e le tradizioni centenarie di cui mi avete raccontato, il cibo che avete condiviso con me, la conoscenza, l’entusiasmo e la passione che mi avete trasmesso, le poche parole che avete tentato di insegnarmi, i luoghi che mi avete mostrato… GRAZIE!
Nel tempo trascorso in questi luoghi remoti e quasi irraggiungibili non ho mai sentito la necessità di avere un wifi o un telefono, non ho mai avuto bisogno di un hotel, corrente elettrica, acqua calda, autostrade, mappe, riscaldamento, tecnologia o nient’altro in più di riso o Chai. Per tutto questo e molto altro mi sento la più ricca, fortunata, riconoscente ed onorata possibile.
E’ stato anche impegnativo ed a volte frustrante ma sempre incredibilmente ‘vivo’ e ‘vero' e non vedo l’ora di tornare… molto presto’.’’
(Dal ‘Diario di viaggio del Nord Est’ - Mazo 2019)
Questo scrivevo, al ritorno dal mio viaggio, o meglio ‘esplorazione’ nelle regioni più sconosciute dell’India.
Quando di solito parlo del Nord Est dell’India, delle regioni più sconosciute, la conversazione va più o meno così:
‘Nord est eh? Quindi Calcutta?
mmm non precisamente
‘ok, allora Darjeeling?’
‘Fuochino, ma no…’
Sono veramente poche le persone che sanno che l’India non finisce a Calcutta ma c’è qualcosa oltre, che si allunga ulteriormente ad Est. Se prendete una mappa dell’India noterete un sottile corridoio che corre tra il Bangladesh e il Bhutan. Seguendo quel corridoio si giunge in un’area chiamata delle ‘Sette Sorelle’: sette stati confinanti con Bhutan, Cina, Birmania e Bangladesh.
La posizione geografica dovrebbe suggerire già un’ idea dei luoghi di cui stiamo parlando. Territorialmente siamo decisamente più vicini al Sud Est Asiatico che al subcontinente Indiano e, basta iniziare a percorrere le pianure dell’ Assam e poi salire verso l’Arunachal Pradesh per rendersi conto della diversità di questa ‘piccola’ porzione di India.
Dopo aver viaggiato e guidato attorno e attraverso l’india per alcuni anni mi resi conto, strizzando gli occhi sulla mappa, che c’era quell’angolo di India ‘lassù’, dai nomi esotici e di cui nessuno parla. Tutt’ora, facendo una ricerca online non si trovano le liste infinite di informazioni, tours, blog, libri ecc. come per il resto dell’ India. Certo, avremo sentito nominare l’Assam per il te, i rinoceronti e i sanguinosi scontri sociali del passato, ma probabilmente è tutto qui.
Quando iniziai ad approfondire la mia ricerca mi resi conto che mi stavo inoltrando in un’avventura più che in un viaggio: non c’erano molte informazioni su cui basare un itinerario, le mappe digitali presentavano molte aree vuote, prive d’informazioni, ed un paio di stati richiedevano ancora un permesso interno per i visitatori stranieri.
Così raggiunsi Guwahati, il principale porto d’ingresso della regione, dove molti voli e treni arrivano o partono. Sebbene così lontana, Guwahati possiede tuttavia quell’atmosfera da città Indiana delle pianure: trafficata, colorata, rumorosa, ma basta alzare lo sguardo agli occhi e ai volti per notare che qualcosa inizia a cambiare giù da qui. Con un grande numero di persone che arrivano dagli stati vicini, Guwahati, oltre ad avere un nome impossibile da sillabare (😅), è anche la città più grande, il centro più importante di tutto il Nord Est con un’ ampia scelta di scuole, università, uffici governativi e soprattutto, molte più opportunità lavorative di molti degli stati limitrofi.
Molto poco sapevo di ciò che avrei fatto. Avevo un mese di tempo per esplorare la zona e pensai che sarei stata in grado di girare più o meno ovunque, facendomi un’ idea, per poi tornare successivamente ad approfondire alcune zone, come solitamente faccio.
Ecco, in un quell’arco di tempo tutto ciò che fui in grado di visitare fu l’ Arunachal Pradesh, passando attraverso l’Assam ed una breve incursione in Meghalaia e questo fu tutto.
Non avevo idea che le strade sarebbero state tra le peggiori sulle quali avessi mai viaggiato, ovunque nel mondo. Non avevo idea che nel 90% dei casi l’unico mezzo di trasporto tra un villaggio e l’altro sono jeep 4x4 che partono unicamente quando sono al completo con 10 persone, per viaggi che a volte durano anche 12 ore per percorrere 150 Km. Non avevo idea che molto spesso ci sono scioperi, black out elettrici e riso, come unica voce nel menù per giorni interi, ma soprattutto, non avevo idea che tutti questi ostacoli e molti altri mi avrebbero fatto innamorare di queste terre remote, di questo angolo semi-sconosciuto di India. Finalmente avevo trovato un nuovo Oasi d’avventure non lontano da Delhi, dalla mia casa Indiana.
Il Nord Est aveva tutte quelle caratteristiche che cerco sempre nelle mie esperienze: zero turismo di massa e pochissimi altri viaggiatori, bellezze naturali remote ed intatte, villaggi nascosti nelle montagne raggiungibili solo a piedi e alcune tra le culture più ricche, colorate, complesse che abbia mai incontrato. Ma anche una storia millenaria che lega queste popolazioni a diverse culture, terre, paesi, gruppi etnici e linguistici. E soprattutto, il forte, chiaro e prorompente senso di appartenenza ai propri clan e tribù che brilla negli occhi ed è facilmente intuibile nelle ore trascorse con le famiglie, nelle loro case, condividendo cene, stanze e storie.
Il Nordest è un luogo che permette di esplorare in un modo che, in gran parte del resto del mondo, non esiste più, semplicemente perché in quelle zone non c’è alternativa. Si impara a rallentare, impiegando cinque ore per percorrere 30 km, a vivere con le famiglie locali, condividendo a volte anche la stessa stanza perché non vi sono hotel, ostelli o campeggi. Per la maggior parte dei giorni il Riso è l’elemento principale, se non unico, dei pasti, per tre volte al giorno perché quella è l’unica opzione disponibile, perché è ciò che la gente locale mangia e, comunque, con difficoltà troverete qualcosa di più naturale, sano, organico e a chilometro zero. Ci si dimentica della tecnologia, perché il 3G non ha ancora preso molto piede e il wifi è una cosa lontana nel futuro.
L’anno scorso salutai i miei nuovi amici e famiglie dicendo che sarei tornata presto perché quel periodo non è stato abbastanza per me, c’erano ancora troppi festival a cui partecipare, troppi stati ancora da esplorare e troppe cose da imparare.
Ho mantenuto la mia promessa. Un anno dopo sono tornata a salutare gli amici e le famiglie del ‘mio’ Nordest.
Tornerò presto, di nuovo. Nel frattempo continuerò a condividere storie dai miei ‘Diari del Nordest’ e a preparare qualche itinerario di viaggio per chi, leggendo queste poche righe, è stato ispirato ed incuriosito da questa parte di India- non India.